Combattuta fra tentazioni astratte e precise esigenze figurative, la scultura di Robert Rocca si confronta con la forza creatrice della natura in modo più sottile e insieme più
viscerale. Le sue forme sembrano emergere dall’impasto magmatico della materia e rimanere incerte fra un completo sviluppo creativo e l’involuzione verso l’informe. A sostenerle rimane tuttavia l’organico sviluppo delle linee che non può fare a meno di consolidarsi nel ritmo sensuale ed avvolgente dei volumi.
La scultura di Robert Rocca concretizza l’ incessante tentativo del suo artefice di trasformare i sogni in realtà. Dalla scultura più piccola fino alle sue più famose opere monumentali,
si nota infatti l’emergere delle forme dall’impasto magmatico della materia. Forme che sembrerebbero ancora incerte fra lo sviluppo creativo e l’involuzione verso l’informe. Ma che sono ormai dominate dall’irresistibile svolgimento sensuale delle linee e costrette a trovare un loro equilibrio nel ritmo contorto, ma pieno e comparto, del volumi.
Formatosi in Francia. dove ha frequentato la Scuola di Arti Decorative di Grenoble e poi la Scuola di Scultura di Fontanil. Rocca si considera tuttavia un autodidatta. Convinto di aver imparato la scultura praticando le fonderie e i laboratori, come è successo negli ultimi tempi a Pietrasanta, dove ha lavorato nella fonderia di Gino Lucarini, e a Carrara, dove ha lavorato nel laboratorio di Luigi Corsanini.
Dopo la sua prima personale, alla Gallerie Guillemin di Grenohle nel 1958, Rocca ha allestito numerose mostre, soprattutto in Francia, ma anche in Italia e Germania. Ha partecipato ad importanti rassegne collettive in Europa e negli Stati Uniti. Nel corso della sua lunga attività ha conseguito importanti riconoscimenti nel suo paese, dove ha realizzato anche importanti opere pubbliche .Nel 1990, al seguito di una missione delle Nazioni Unite in Africa, è stato inoltre animatore di due stage di scultura nel Bénim.
Al centro della ricerca dello scultore francese c’è in ogni caso l’uomo: il mistero delle sue origini e le preoccupazioni per il suo destino. Il suo rispetto per l’ ambiente lo ha portato a concepire una scultura non invadente e che sia piuttosto un accrescimento del paesaggio. Il suo amore per l’universo si è tradotto, nelle opere più recenti, in un omaggio alla donna intesa come la “grande madre” della creazione. Perché in definitiva la scultura piuttosto che un mestiere è insieme un modo di placare l’ansia di poesia che lo anima e un destino a cui consacrare per intero l’esistenza.
Perennemente in bilico fra esigenze figurative e narrative e tentazioni astratte, le sue sculture si impongono all’attenzione dello spettatore per il forte sviluppo plastico dei volumi e l’ evidente impatto tridimensionale delle forme.